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A Grimaldi c’è un clima particolare, che permette la coltivazione di piante che normalmente non crescerebbero a queste latitudini. Ecco una carrellata delle specialità di Grimaldi, ma non ci sono solo queste: possiamo coltivare tutti gli ortaggi che crescono normalmente con il clima mediterraneo.
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Originario della Cina e del sud-est asiatico, questo frutto invernale sarebbe stato importato in Europa solo nel XVI secolo da marinai portoghesi. Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia dove era chiamato melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l’Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l’arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò. Tranne a Grimaldi, dove crescono e prosperano tutte le varietà di arancio.
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È il frutto dell’omonimo albero della famiglia Lauracee ( Persea gratissima o americana ) originario del Messico. Le due principali cultivar (varietà agrarie di una specie botanica) dell’avocado sono la Fuerte e la Hass. La differenza più evidente tra le due varietà si nota quando il frutto è maturo: la Fuerte mantiene la buccia verde, mentre la Hass, varietà più pregiata e dalla buccia rugosa, diventa viola scuro o addirittura nera. La varietà più nota, coltivata anche in Italia e considerata da molti la migliore, è la Hass.
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A Grimaldi cresce una particolare qualità di banana, di forma più corta e tozza rispetto a quella classica che conosciamo tutti, e con un sapore forse più simile al platano che alla banana comune. Questo tipo di banana è chiamata “Monegasca” perchè è diffusa soprattutto in Costa Azzurra e nei dintorni del Principato di Monaco. Se capitate a Grimaldi nella stagione giusta dovete assaggiarla, ma non è facile. I nostri alberi sono pochi e piccoli, ma stiamo valutando di aumentare la produzione!
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A fianco delle moltissime varietà di piselli selezionate nel tempo dall’ uomo continua a vegetare quella spontanea che n’è stata la progenitrice. La nomenclatura ufficiale che fa riferimento al termine utilizzato nell’antica Roma per indicarne i semi, pisum, non fa distinzione fra piante coltivate e spontanee, entrambe si chiamano Pisum sativum. Quella selvatica è indicata come Pisum sativum subsp. biflorum, in italiano, pisello bifloro. Pianta non troppo comune per quanto diffuso in gran parte del territorio nazionale è capace di stupire, quando forma gruppi notevoli, per la fioritura colorata che ricorda uno sciame di piccole farfalle posate. Spettacolo che è possibile ammirare, ad esempio, nei fondovalle del Parco Nazionale della Majella.
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Gli asparagi selvatici iniziano a comparire sul finire dell’inverno e regalano raccolti generosi per quasi tutta la primavera. Sono molto ricercati, specie da chi ama fare lunghe e salutari passeggiate negli ambienti rurali. Per raccoglierli è necessario saper riconoscere molto bene la pianta da cui si generano questi turioni. Gli asparagi selvatici sono caratterizzati dal tipico sapore amarognolo, ideale per le più svariate ricette in cucina. Inoltre, sono molto ricchi di sostanze nutritive, per lo più protettive e stimolanti.
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Il limone di Grimaldi è del tutto simile a quello di Mentone, più famoso (e più costoso). Ci impegneremo per valorizzare anche il nostro. Chef e pasticceri si contendono questo grazioso agrume della Costa Azzurra. Polpa, succo, scorza…Tutto può essere utilizzato in cucina per preparare paste, dolci, salse, pane o marmellate. Tra le ricette dolci più conosciute ci sono le famose tarte au citron, la mousse e il moelleux. Più originale, la chef piemontese Luisa Delpiano-Inversi ha creato una versione inedita di ravioli al limone di Mentone. La ricetta si è distinta nei concorsi gastronomici. Senza svelare cosa rende vincente questa pasta ripiena, ecco un’anteprima: il ripieno è a base di formaggio (ricotta e grana padano), scorza e succo di limone, una manciata di pangrattato e un elemento segreto.
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Il nespolo giapponese è una specie originaria, allo stato selvatico della Cina Orientale, ma a quello domestico del Giappone. Nell’Impero del Sol Levante sono state selezionate varietà con frutti di grosse dimensioni, più pregiati.
Nel vecchio continente arriva invece nel 1784, nel giardino botanico di Parigi. Mentre in Italia arriva nei primi dell’Ottocento e viene coltivato all’inizio come pianta ornamentale.
Il nespolo del Giappone è diffuso ovunque in Italia, ma è soprattutto al Sud che viene destinato a produrre frutti. E a Grimaldi.
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Il rosmarino è sicuramente l’aromatica più presente e più comune a Grimaldi, ma abbiamo che origano, timo, santoreggia, lavanda… E stiamo pensando di dedicare una parte dei terreni che stiamo recuperando proprio alla coltivazione di erbe aromatiche per la produzione di oli essenziali.
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Di recente il fico d’india sta vivendo una nuova fase di interesse: pare che oltre ai frutti, che sono prelibati ma assolutamente conosciuti, anche la mucillagine estratta dalle “pale” sia utile per la produzione di biofilm, pellicola che funge da addensante alimentare, ma gli utilizzi, sono potenzialmente moltissimi. Ad esempio combinando la mucillagine con altri elementi naturali si può ricavare una plastica biodegradabile, oppure, utilizzandola come consolidante, si ottiene una malta molto efficace per il restauro di monumenti e beni culturali. Inoltre, sempre dalla mucillagine, si ottengono materiali per mobili, artigianato e produzione di carta.
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