In principio era il mulo. A Grimaldi l’agricoltura è da sempre il settore trainante. Prima con l’olio, poi con i fiori, poi con le piante grasse e gli agrumi. Ma se una volta la terra era considerata una ricchezza e i contadini (intesi come proprietari terrieri) dei signori, la “moderna” società dei consumi attraverso i suoi innumerevoli megafoni, ha imposto il modello del “terziario”, della “società di servizi”, per cui si può vivere (anzi, si deve vivere) stando seduti in un ufficio davanti a un computer, mentre qualcun altro (presto qualcos’altro) produrrà il cibo ce lo porterà comodamente a casa.
Se questo è il vostro ideale, Grimaldi non fa per voi. Qui la natura ti ricorda ogni giorno che è lei a comandare, e se vuoi un pezzo di terra da coltivare te lo devi guadagnare strappandoglielo un metro al giorno e poi mantenertelo con le unghie e con i denti, difenderlo dall’ edera, dalla gramigna e dagli alberi di fico, rialzare i muri a secco quando crollano, riparare i tubi dell’ acqua quando sono rotti, marci o otturati, pulire i sentieri comuni. E quando hai finito, ricomincia da capo. Duro come un mulo.

Ed è qui che entriamo in gioco noi. Negli ultimi 40 anni la popolazione di Grimaldi si è meno che dimezzata, soprattutto perchè molti sono stati attratti dal canto delle vicine sirene francesi e monegasche, ma adesso forse tira un vento nuovo, e noi vogliamo scommettere che ci sia ancora un’ alternativa all’abbandono per questo piccolo borgo incastonato fra il mare e la montagna. Vogliamo proporre nuovi modi di utilizzare la terra, Vogliamo recuperare la cultura della cooperazione fra proprietari e lavoratori della terra, che si è persa in nome del mercato e della concorrenza; vogliamo recuperare la fiducia reciproca e la solidarietà, quelle cose che valgono molto più del denaro e che servono a ottenere qualcosa che vale molto più del denaro. Perchè il denaro non si mangia e non si beve.